Gli additivi alimentari

Additivi alimentari: la tutela è d’obbligo

Gli additivi alimentari sono sostanze che si aggiungono agli alimenti e alle bevande per vari motivi, ad esempio per mantenerne o migliorarne la conservazione, la freschezza, il gusto, la consistenza o l’aspetto.

Gli additivi autorizzati in Europa sono contrassegnati da una sigla numerica preceduta dalla lettera E e sono suddivisi in diverse categorie a seconda della loro funzione.

Molti degli additivi utilizzati nei cibi sono presenti naturalmente negli alimenti, come la vitamina C e la pectina nella frutta, il licopene nei pomodori e la lecitina nel tuorlo d’uovo, nei fagioli di soia, nelle arachidi e nel mais.

Inoltre, gli additivi alimentari possono derivare da fonti animali, come l’acido carminico estratto dalla cocciniglia, o da fonti minerali, come il carbonato di calcio ottenuto dalla macinazione del calcare. Alcuni additivi possono anche essere prodotti sinteticamente, come il licopene sintetico.

La quantità che viene aggiunta nelle preparazioni commerciali è costantemente regolamentata dall’Efsa. Efsa si aggiorna sulla base delle ricerche effettuate, che mirano ad analizzare l’impatto di questi additivi sulla salute umana. In base a questi, cerca di definire, per alcuni additivi, i limiti massimi di assunzione.

Dando per scontato un controllo stretto su questi additivi, resta sempre il dubbio di una loro possibile tossicità. Questo vale soprattutto per alcuni in particolare. Basti pensare all’aspartame (E951), un additivo appartenente alla categoria dei dolcificanti di origine sintetica. L’aspartame è stato oggetto di numerose controversie soprattutto sul fatto che possa o meno essere cancerogeno.  Inoltre le persone che soffrono di fenilchetonuria devono controllare l’assunzione di aspartame in quanto fonte di fenilalanina. L’Efsa ha stabilito dei limiti massimi giornalieri di assunzione, ma vi è sempre il rischio di assumerne quantità significative, prendendolo da più fonti.

Dolcificanti (E950-969):

Sono presenti nei prodotti “light”, al posto del saccarosio. Li troviamo nelle confetture, nelle gomme da masticare, nei gelati, nelle caramelle, nelle salse, nella senape, nelle birre, nel sidro. Molti di questi dolcificanti, sono di sintesi, come la saccarina e l’aspartame.

Altri dolcificanti possono essere prodotti in modi diversi, ad esempio per estrazione da piante (quali i glicosidi steviolici o la taumatina) o da altri materiali di origine vegetale (ad esempio la neoesperidina DC, derivata dagli agrumi).

Possono anche essere sintetizzati (ad esempio la saccarina) o ottenuti mediante l’uso di microrganismi nel processo di produzione (ad esempio l’eritritolo).

Additivi che migliorano le caratteristiche sensoriali degli alimenti

Questi additivi alimentari sono i famosi coloranti, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità . Tra questi, ad esempio, troviamo:
• L’E132 (indigotina, carminio d’indaco), di colore blu, si trova soprattutto in sciroppi, canditi, caramelle. Sospettato di cancerogenicità, può provocare nausea, vomito, orticaria, ipertensione.
• E150d (caramello sintetico), utilizzato per colorare di scuro bibite, dolciumi, aceto balsamico. E’ sotto esame, perché recentemente accusato di essere cancerogeno (ref. Furlow B., 2012).
• E150C, caramello ottenuto con l’ammoniaca; può causare la diminuzione dei globuli bianchi.
• E110 (giallo arancio S): può essere dannoso a chi è allergico al principio attivo dell’aspirina (acido acetilsalicilico).

Correttori di acidità 

Correggono l’acidità naturale dei cibi. Quelli derivati dai fosfati possono sottrarre calcio all’organismo. Inoltre i fosfati presenti negli additivi incidono molto sulla quantità di fosfato totale nella alimentazione giornaliera e ciò va tenuto conto, alla luce del fatto che un eccesso di fosfato si correla alla calcificazione dei vasi e delle valvole.

Addensanti, emulsionanti, gelificanti

Questi additivi alimentari, rendono omogenei gli impasti, legando componenti che sarebbero altrimenti separati. Quelli derivati dai fosfati possono, come già detto, sottrarre calcio all’organismo.

Esaltatori del gusto

Servono a dare sapore a prodotti altrimenti insipidi. Tra questi esaltatori il più noto è il glutammato di sodio, presente naturalmente in alcuni cibi come parmigiano, salsa di soia, dadi.

Sul glutammato di sodio, hanno effettuato uno studio nel 2012: i pazienti sottoposti a una dieta di quattro settimane completamente priva di glutammato, hanno avuto dei benefici dei sintomi legati alla sindrome dell’intestino irritabile.

C’è anche da dire che il glutammato è utilizzato per coprire il gusto di prodotti che non sono proprio di gran qualità.

Amidi modificati

Questi additivi si utilizzano per agevolare le lavorazioni dei cibi. In genere non sono indicate con la sigla alfanumerica, ma con la dicitura generica di amidi modificati. Hanno l’inconveniente di fornire calorie in più.

Dove troviamo maggiormente gli additivi e come evitarli

Gli alimenti più ricchi di additivi sono per lo più quelli contenuti nelle merendine, nelle caramelle, nelle gomme da masticare e nelle bevande imbottigliate.

Alcuni consigli per proteggersi dai potenziali effetti negativi di questi additivi:

controllare sempre le etichette: oltre alla lista degli ingredienti, al valore nutritivo e alla data di scadenza, le etichette riportano anche quali additivi sono presenti con codice e/o nome. Se la lista degli additivi non finisce più, rimettete il prodotto sul bancone!!
aumentare il consumo dei prodotti freschi sostituendoli a quelli a lunga conservazione
evitare i prodotti voluttuari, come caramelle, gomme da masticare e snack
scegliere, tra prodotti equivalenti, quelli che hanno il minor numero di additivi
il miele è un ottimo dolcificante

 

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Dott.ssa Manuela Miuzzo
Nutrizionista biologa

Dopo la laurea in Scienze Biologiche, ho svolto attività di ricerca in ambito nutrizionale, ottenendo il dottorato di Ricerca in Biochimica e Biofisica presso l’università di Padova.
Ho continuato la mia formazione attraverso corsi di perfezionamento e corsi ECM in ambito nutrizionale ottenendo il Master in nutrizione e didattica applicata. Quindi ho cominciato l’attività professionale di nutrizionista continuando in parallelo l’attività di didattica di divulgazione scientifica attraverso diverse pubblicazioni scientifiche.

 

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